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Rifiuti

Lo smaltimento dei rifiuti in Italia è stato regolato organicamente dal D.P.R. n. 915/1982, emanato in attuazione delle direttive CEE n. 75/442, n. 76/403 e n. 78/319. Si tratta di un dispositivo quadro nel quale sono affermati i principi generali da osservare, la classificazione dei rifiuti, le competenze attribuite ai diversi enti e i criteri generali di regolamentazione dell'attività di smaltimento. Con il d.lgs. n. 22/1997 (cosiddetto “Decreto Ronchi”) il legislatore, prendendo le mosse dall’esigenza di attuare nel nostro ordinamento giuridico le nuove direttive europee, ha tentato un riordino dell’intera normativa. Il decreto, infatti, unitamente ad alcuni provvedimenti di attuazione, si presenta come legge generale di tutti i residui delle attività umane e sancisce un cambio di paradigma nella gestione del rifiuto, con l’obiettivo di valorizzarne la possibilità di riutilizzo e riciclo. La materia è regolata anche da numerose norme regionali, la cui produzione si è recentemente incrementata. Con l’obiettivo, già richiamato, di riordinare la corposa legislazione al fine di renderla più organica e razionale, la materia è, ad oggi, disciplinata dalla parte quarta recante “Norme in materia di gestione dei rifiuti e di bonifica dei siti inquinati” del d.lgs. n. 152/2006. La necessità di intervenire con politiche di semplificazione mirate nell’ambito delle bonifiche deriva principalmente dalla complessità del provvedimento autorizzatorio, spesso integrato in procedure di valutazione di impatto ambientale e di autorizzazione integrata ambientale. La numerosità dei procedimenti, le valutazioni tecniche particolarmente articolate e la natura complessa del provvedimento (che assorbe un elevato numero di titoli ambientali) rappresentano le principali criticità da affrontare.

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Procedure
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Regioni e Province Autonome

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